STUDIO LENZI & ASSOCIATI

Project: A new bridge
Ponte ciclopedonale “del Manetti”
Location: Poggio a Caiano
Client: Provincia di Prato

Role: Architecture, Engineering, Work Management
Date: Design 2012 – Building 2018-2021
Construction cost: 850.000,00 €

Coprogettazione con Arch. Giorgio Pasquini

Il nuovo ponte è ubicato nell’Area Naturale Protetta d’Interesse Locale (ANPIL) “Cascine di Tavola e Barco di Buonistallo” . Questo ponte tra l’area di Cascine di Tavola e la Villa di Poggio a Caiano ed il Barco è la ricostruzione del Ponte “Leopoldo II” sull’Ombrone – realizzato nel 1833 su progetto di Alessandro Manetti e distrutto per cause belliche nel 1944 conservando i suoi resti monumentali.

Dato il valore culturale dell’opera e la necessità di reperire un progetto che coniugasse le esigenze di restauro con quelle di ripristino d’uso, il 3 settembre 2010 la Provincia di Prato, bandiva un Concorso di Progettazione per un nuovo ponte ciclo-pedonale nella sede del “Ponte Leopoldo II” in località Cascine di Tavola.

Il progetto di concorso da noi vinto ha previsto anche il completamento di un sistema di piste ciclabili e la realizzazione di punti informativi e comunicativi in relazione ai valori agronomi.

Dalla parte del comune di Prato uno stradello da via di Bogaia conduce sull’argine dove si trovano i resti del ponte. Lo stradello e l’argine sono generalmente ben mantenuti e fruibili dai pedoni. Lo stesso stradello, in direzione opposta, conduce ad una passerella pedonale sul fosso della Filimortula che immette nel Parco di Cascine di Tavola. Dalla sommità dell’argine, nei pressi dei manufatti del ponte, si gode un bel panorama della villa medicea di Poggio, del barco mediceo e della collina con i suoi particolari insediamenti storici.

L’esercito tedesco in ritirata, minò e fece saltare il ponte del Manetti come aveva fatto con tutti i ponti sull’Arno ed i suoi affluenti. In particolare furono fatte saltare le due “pigne di ancoraggio” sulla sponda destra. Le opere in pietra, compresse, risultano integre.

I piloni rappresentano un esempio dell’arte della costruzione in pietra da taglio senza utilizzo di malte o leganti, che nei primi anni dell’ottocento raggiunge la perfezione prima di essere soppiantata dai nuovi materiali.

Come quella disegnata dall’ing. Manetti, la nuova passerella ricerca la sua forza in un uso innovativo dei materiali e, adottando uno schema statico che attinga alle risorse delle preesistenze, consente di ridurre al minimo i materiali e stabilire un rapporto non invasivo con il territorio; contrappone la sua leggerezza alla pesantezza ed alla forza materica dei manufatti esistenti, quasi ad inchinarsi alla loro presenza.

L’intradosso, per la sola parte tra gli archi sopra il fiume, è rivestito in legno conferendo alla passerella un carattere arcaico: la sua forza risiede nell’occultamento visivo della struttura, tale da renderla astratta ed espressiva.

Avvicinandosi agli archi si rarefà, facilita il contatto visivo con la terra e con gli spazi che si sono venuti a creare sui nuovi argini ridisegnati, quasi bastioni concavi, svelando la sua vera natura.

La scelta architettonica per il trattamento delle sponde dell’argine in corrispondenza del nuovo ponte ha come riferimento diretto l’uso formativo dell’acqua. L’acqua è stata in maniera diretta ed indiretta l’elemento fondamentale che ha connotato l’intero territorio. Riferirsi concettualmente a questo elemento per ridisegnare le sponde significa ritrovare una “empatia” profonda con l’intero paesaggio.

Abbiamo immaginato che lo scorrere del fiume, attraverso la tracimazione e la laminazione, formasse un invaso in prossimità delle sponde del ponte; che l’uomo raccogliesse questi segni e, attraverso le proprie opere, intensificasse la geometria altimetrica creando una zona con andamento variabile. Queste nuove linee si raccordano poi idealmente alle curve di livello esistenti. Agli estremi del ponte si formano così due “vuoti”, il materiale “in vista” che sorregge le pareti dei terrazzamenti (acciaio corten) introduce al fascino del manufatto esistente, recinta il nucleo. Le zone sono facilmente accessibili e possono essere “abitate”: sono zone ombreggiate, di sosta, non solo per le persone che attraverseranno il ponte, ma per tutti coloro che percorreranno il parco della piana.

Copyright © STUDIO LENZI & ASSOCIATI
INFRASTRUCTURES. NEW