STUDIO LENZI & ASSOCIATI

Project: University complex
Concorso internazionale di progettazione per gli insedia-
menti universitari di Chimica ed Astronomia e
dell’Osservatorio astronomico lungo il canale Navile

Location: Via Gobetti, Navile – Bologna
Auctioneer: Finanziaria Bologna Metropolitana spa
Design level:: Preliminary Project
Date: 2001
Partnership: Arch. Gianni Braghieri, Maxime Mazloum-SODETEG
Result: progetto secondo classificato 2° fase

Dalla relazione di progetto:

1. PRESENTAZIONE

Il progetto dei nuovi insediamenti universitari lungo il canale Navile è un progetto d’architettura. Gli edifici universitari, inseriti in un più vasto complesso a carattere scientifico-tecnologico, sono un tema urbano collettivo di grande rilievo. La loro architettura, di conseguenza, deve rispondere ad un’elementare esigenza formale: essere ri-conosciuta come tale. Ciò non significa voler progettare un monumento, bensì attribuire all’edificio pubblico quel carattere di centralità e quel valore simbolico che esso, in quanto “casa dei cittadini”, deve sempre dimostrare. Come sede universitaria, inoltre, esso deve rappresentare il valore dell’istituzione, ed infine esprimere la cultura stessa della città. Si è dunque ritenuta anzitutto irrinunciabile l’esigenza di conferire decoro alla costruzione, per far sì che essa risulti pienamente appropriata alla sua destinazione.
Poiché il progetto nasce dal luogo (che è sito più storia), occorre occuparsi in particolare del luogo, aver cura del contesto specifico, comprenderne i caratteri comuni, le differenze ed i contenuti identitari. Perciò non meno indispensabile è stata ritenuta l’affermazione dell’appartenenza di questo progetto al suo contesto, esprimendo un’interpretazione del costruire che entri a far parte del nostro patrimonio creativo e della cultura della città. Rifiutando la globalità come omologazione, si eviteranno generi d’importazione troppo diversi per poter essere assimilati con successo.
Il progetto configura un insediamento in sé ben identificabile, che tuttavia è anche intensamente sentito come prolungamento della vicenda locale e corale del suo ambiente di appartenenza, che offre oggi i luoghi paleotecnici del Navile ai nuovi temi dell’innovazione di un moderno parco scientifico-tecnologico. Il rapporto con il conte-sto ha portato a riconoscerne i valori, ad appropriarsi dei suoi significati, ed a produrre le differenze necessarie a generare un complesso organicamente strutturato e gerarchicamente equilibrato in una visione d’insieme del parco scientifico-tecnologico in formazione e dei suoi contenuti culturali e innovativi.
Se nella visione a distanza prevale il rapporto con il paesaggio; se alla media distanza emergono soprattutto le relazioni contestuali fra i vari elementi; a distanza ravvicinata si possono apprezzare concretamente le qualità costruttive dei manufatti, le quali debbono essere impeccabili. Della tecnica occorre fare un buon uso. Occorre costruire bene, e così dare un senso al costruire – che è continuazione del costruito – nella consapevolezza della durata del progetto. Perciò con questo progetto si intende evitare di produrre un qualsiasi aspetto alieno, come pure ci si astiene dall’esibizione gratuita di contenuti tecnologici scontati, che poi appaiono sempre precocemente obsoleti.

2. L’IMPIANTO PLANIVOLUMETRICO

2.1 I CRITERI DI PROGETTO
Criterio generale dell’impianto planivolumetrico è quello di una composizione semplice e ordinata, immediatamente leggibile nelle sue ragioni d’impianto, dal punto di vista sia morfologico che fruitivo. La forma del progetto, nel suo complesso, è riconoscibile come risultato dell’identità tipologica degli elementi planivolumetrici che la compongono e dell’articolazione spaziale che ne deriva, con tutte le implicazioni dovute alle caratteristiche ed ai condizionamenti del luogo. Questi, pienamente rispettati nella composizione del progetto, non sono in realtà sentiti come vincoli, bensì come risorse offerte dal contesto alla qualificazione del risultato.
L’esigenza del minimo impatto sul Navile porta alla valorizzazione ambientale delle fasce litoranee – con una rilevante quota (60% s.u.) di verde permeabile nell’area pari a 20.400 mq – dalle quali sono esclusi gli edifici alti come pure i fronti edilizi troppo continui, che ne precludono le visuali dagli spazi abitabili; ed anche alla valorizzazione delle preesistenze paleotecniche a carattere storico-ambientale, sia in termini di recupero, sia in termini di rispetto visuale. A grande scala, ossia dal punto di vista paesaggi-stico, la composizione assume il Navile come tema continuo dominante.
La scelta formale preventiva, che ispira ogni altra decisione relativa all’impianto plani-volumetrico, cerca di distanziarsi il meno possibile dalla formulazione elementare della connessione tra elementi primari. La tipologia degli elementi costruiti, a sua volta, è in-tesa soprattutto come relazione dei manufatti con la città. Essi costituiscono un polo importante, che si presenta come nodo del sistema dei temi collettivi, e perciò come parte ben riconoscibile dell’ordine morfologico dell’organismo urbano. Nella composizione dei volumi, il modello strutturale dello spazio è basato su una griglia tridimensionale, che materializza l’impianto prospettico a grande scala, e rende evidenti il ruolo logico e tettonico degli elementi nella costruzione del volume, la gerarchia che si instaura fra questi, le distanze limite tra i volumi edilizi, i loro ritmi misurati. Si determina in tal modo una spazialità di tipo analitico, basata sull’immediata ri-conoscibilità degli assi di impianto – che in realtà già preesistono, seppur debolmente, nel territorio – non solo nella loro dimensione planimetrica; sulla loro ortogonalità, che dà forza agli incastri; e sulla visione delle sequenze prospettiche così determinate, che convergono sugli spazi abitabili, di arrivo e di sosta. Queste aree, ben individuate nel progetto, sono i territori degli edifici, luoghi delle forme architettoniche, teatri della vita dell’insediamento.

2.2 SOLUZIONI ADOTTATE

2.2.1 LA COMPOSIZIONE PLANIVOLUMETRICA
L’insediamento di progetto si organizza sui due lati del Navile, in forme integrate con gli altri elementi del sistema insediativo. Sul canale, che costituisce un continuo domi-nante (verde + acqua) di connessione ecologica e di qualificazione paesaggistica, si af-facciano discretamente i vari fronti interni del costruito, che svolgono una funzione più propriamente abitativa; mentre i fronti esterni, che rappresentano l’interfaccia con la città con funzione maggiormente simbolica, sono riferiti alla viabilità urbana di bordo.
A levante, il margine è segnato dalla barriera del rilevato ferroviario, che tuttavia è un punto di forza della localizzazione del progetto, perché consente la realizzazione del Servizio Ferroviario Metropolitano sulla linea Stazione-Fiera, la cui fermata rappresenta in realtà un’importante accesso all’insediamento (inteso anche nella sua dimensione più ampia di utenza potenziale del parco scientifico-tecnologico). Tale fermata è assunta come occasione per creare una vera e propria porta d’ingresso principale, che mette in comunicazione il tessuto urbano adiacente con il piazzale d’accesso all’insediamento. Ciò si realizza sostituendo il rilevato in terra con una struttura artificiale del tutto permeabile, e con un ribassamento del piano stradale a debole pendenza, che consente di ottenere una luce libera regolamentare. La continuità spaziale che ne deriva, in coincidenza con le discese dalla fermata S.F.M., rompe l’isolamento dell’area di progetto; la quale può sfruttare comunque anche altri due punti di permeabilità opportunamente utilizzati (e tale effetto potrebbe essere anche incrementato estendendo per un tratto ancora più ampio la sostituzione del rilevato con strutture artificiali).
La porta d’ingresso conduce al piazzale esterno, con funzioni logistiche di smistamento, sul quale l’insediamento di progetto si confronta (a nord) con il complesso C.N.R.. Si può ipotizzare che la sistemazione del piazzale venga a coinvolgere, successivamente, anche le aree di pertinenza del C.N.R.. Dal punto di vista distributivo, d’altra parte, sono diretti i rapporti fra questo e le nuove strutture dipartimentali e di ricerca.
L’edificio frontale di progetto, che contiene le funzioni d’accesso e le presidenze, assume chiaramente il compito di rappresentare il tema d’insieme e la sua gerarchia compositiva. Gli avancorpi propilei invitano ad entrare, ed il grande atrio vetrato di ordine gigante consente in trasparenza la visione completa della piazza interna, ed anche della vecchia fornace recuperata e degli altri edifici storici lungo il Navile (cannocchiale visivo richiesto).
Il corpo dell’ingresso principale delimita un lato corto della piazza interna, mentre l’altro è aperto verso il Navile ed il complesso scandito delle aule, che in tal modo partecipano pienamente alla composizione. I lati lunghi sono definiti dai due edifici dipartimentali in linea, ed anche da quello della ex-fornace. Il centro della piazza è occupato in modo perentorio dalla torre dell’astronomia. Un varco nel lato sud della piazza principale apre all’edificio autonomo della biblioteca, che occupa una piazza subordinata affacciata sulla strada esterna, e limitata – verso il Navile – da una manica di collegamento. L’estremità meridionale del lotto contiene il fabbricato a carattere più tecnologico, quello dei laboratori didattici, ed il più modesto fabbricato accessorio tipologicamente ricostruito, che ospita le officine comuni.
Lungo la sponda occidentale del Navile, a partire dalla fornace Gallotti, il sistema delle aule si sviluppa a blocchi, in sequenza ritmica, su una grande galleria di collegamento, facilmente incrementabile verso nord. In ogni caso, il prolungamento del percorso coperto verso nord potrà collegare il complesso delle aule (già praticamente collegate con il dipartimento di Biotecnologie) anche con la futura facoltà di Farmacia. Sul lato ovest, in corrispondenza del recapito dall’accesso settentrionale (parcheggi generali), è collocato un fabbricato ad uso parcheggi (3.200 mq), che si aggiunge ai parcheggi pertinenziali ricavati negli interrati dei vari edifici (7.700 mq), ai parcheggi per bici e moto (400 mq), ed ai parcheggi pubblici predisposti al piano stradale (2.300 mq), nel rispetto dello standard complessivo richiesto di 13.600 mq. Nella composizione planivolumetrica, com’è ovvio, risultano infine rispettati tutti i prescritti limiti di distanza e di altezza.
2.2.2 IL SISTEMA DEI PERCORSI
Al piazzale esterno d’accesso (lato est) recapitano i mezzi di trasporto pubblico: la fermata del S.F.M. e quella degli autobus urbani, che accedono dalla viabilità cittadina tramite la nuova porta sottoferrovia (a due sensi di marcia); l’autobus urbano percorre anche la strada di bordo, fino ad un attestamento riservato sul fronte Navile (un mezzo di trasporto ridotto e non inquinante potrebbe anche raggiungere il complesso delle aule). La collocazione della nuova porta d’ingresso all’area mantiene la sua validità anche per le ipotizzabili provenienze pedonali, da est, dalla stazione Arcoveggio della proposta linea metropolitana leggera (Centro-Caserme Rosse).
Dal piazzale stesso si diramano i percorsi degli automezzi di servizio e privati, che, seguendo la viabilità di bordo (verso nord e verso sud) raggiungono tutte le rampe di accesso ai parcheggi interrati. All’estremità sud, il secondo sottoferrovia (a senso unico) disimpegna ulteriormente la viabilità di bordo rispetto alla strada cittadina. Analoga-mente sul lato ovest, la strada di bordo, che proviene dal complesso dei parcheggi generali a nord, costeggia all’esterno il sistema delle aule, e raggiunge il parcheggio di pro-getto su due livelli. La viabilità di bordo è utilizzata anche dai mezzi pesanti che accostano ai vari punti di rifornimento (e smaltimento) distribuiti lungo il perimetro esterno dell’insediamento, come pure dai mezzi destinati alle manutenzioni. I mezzi di emergenza possono accedere ad ogni parte dell’insediamento e ad ogni fronte edilizio. E’ previsto l’interramento della linea elettrica esistente.
Le stesse diramazioni stradali contengono le piste ciclabili che, dalla viabilità urbana, si collegano con il percorso ciclabile di lungo-Navile, connettendosi attraverso il ponte esistente: tale ponte restaurato, essenzialmente riservato a cicli e motocicli, può essere però praticato anche dai mezzi di emergenza ed eventualmente dagli autobus; il percorso ciclabile raggiunge infine, dall’esterno, la manica di collegamento che alloggia il deposito delle biciclette e dei ciclomotori. L’intero insediamento di progetto, affacciato sul Navile, risulta quindi al suo interno come una grande stanza ambientale, ben protetta dal traffico veicolare. Il sistema dei percorsi e degli spazi pedonali è chiaramente articolato e gerarchizzato, e risponde sia alle esigenze funzionali di collegamento, sia a quelle del loisir derivanti dal senso dell’abitare i luoghi del progetto.
L’organizzazione del sistema dei percorsi garantisce dunque una razionale separazione dei flussi di movimento appartenenti alle diverse categorie funzionali, facilitando lo svolgimento delle attività senza interferenze controproducenti. In particolare sono sempre autonomi e disimpegnati gli accessi agli spazi normalmente frequentati dalla generalità degli studenti. Lo stesso impianto per blocchi indipendenti autonomamente raggiungibili, con flussi di movimenti separati, favorisce le modalità di controllo differenziato degli accessi e consente di graduare, in ragione delle specifiche attività, i livelli di sicurezza antiintrusione.
Attraverso l’atrio principale, si entra nella grande piazza interna, il cui asse magistrale (E-O) attraversa la torre dell’astronomia, e recapita ad un nuovo ponte pedonale sul Navile, che costituisce il collegamento privilegiato con le aule. Tale ponte è progettato come un ponte a quattro vie, che perciò consente anche la discesa sull’argine separatore fra Navile e Battiferro, offrendo l’occasione di una singolare passeggiata in mezzo all’acqua, fra il Sostegno e la cintura verde, anche per raggiungere la facoltà di Farmacia (che avrà un suo ponticello). Va da sé che l’acqua, opportunamente depurata, si intende restituita a più appropriati usi ambientali; il depuratore è previsto più a monte, a sud del parco di Villa Angeletti. Lungo i bordi della piazza principale il percorso è parzialmente porticato, e distribuisce puntualmente l’accesso ai vari dipartimenti e servizi. In corrispondenza del secondo asse (N-S), dove il bordo presenta un varco, si accede alla piazza della biblioteca, e da questa ai laboratori didattici. La piazza della biblioteca, peraltro, avendo un più spiccato significato urbano, raccoglie anche uno specifico percorso pedonale che sottopassa la ferrovia e si collega al quartiere ed al parco cittadino contiguo.

3. L’ORGANISMO ARCHITETTONICO

3.1 I CRITERI DI PROGETTO
I valori urbani, che sono già presenti come potenzialità nel carattere tipologico dell’insediamento, sono concretamente esplicitati negli individui edilizi-architettonici di progetto. Per essi, il criterio fondamentale assunto sta nella loro capacità di occupare lo spazio con un senso primario di necessità, nel loro poggiarsi a terra consapevolmente e stabilmente, e nella loro esattezza piantistica che raduna o allontana gli elementi della composizione, rendendola ben riconoscibile come fatto urbano. L’impianto che ne deriva consente una percezione chiara e netta di tutto l’insediamento, in una narrazione continua per sequenze parziali, facilmente comprensibili e memorabili.
Il linguaggio architettonico del progetto è basato su di un ordine semplice, dalle forme dense e coese. Esso risponde ad un corpo di regole compositive stabili, e non rifiuta un rimando al linguaggio convenzionale dell’architettura o – se del caso – anche alla suggestione delle forme simboliche della tecnica rielaborate nella loro espressività. La risoluzione architettonica, nel trattamento nitido dei fronti, è tesa ad evitare che le due realtà – interno ed esterno – non comunichino; al contrario, si produce sempre un riferimento preciso tra lo spazio contenuto dall’edificio e lo spazio che lo contiene.
Tale risoluzione è anche basata su un’immediata individuazione estetica sia delle parti volumetricamente componenti, sia delle loro specifiche zone di strutturazione architettonica. La fascia basamentale di rapporto col suolo è caratterizzata in qualche modo da un trattamento più favorevole all’appropriazione collettiva (e quindi ad una migliore manutenibilità). Le pareti in elevazione espongono fronti lisci e compatti dai quali immediato è il riconoscimento delle partizioni. La fascia di conclusione è individuata dalla caratterizzazione dei piani tecnici e dei relativi coronamenti delle coperture piane. Il sistema delle bucature è basato su poche forme semplici elementari ricorrenti, tipologicamente assai controllate. Le scale di sicurezza e gli apparati tecnologici restano sempre inclusi nell’involucro murario.
Il linguaggio esprime una sostanziale modularità d’impianto, che corrisponde all’aspetto quantitativo della composizione, che soddisfa puntualmente le richieste del programma edilizio. L’aggregazione dei moduli architettonici produce ambienti normalizzati, con risultati utili sul versante della flessibilità d’uso (spazi fruibili di dimensioni conformi), ed anche su quello della fattibilità tecnico-economica (standardizzazione di impianti, finiture, ecc.). Ne risultano aspetti necessariamente ripetitivi; del resto anche taluni aspetti della decorazione (nel senso del decoro degli edifici) sono semplicemente il risultato figurativo dell’iterazione di moduli architettonici o strutturali.
Nella sua applicazione concreta, però, il linguaggio esprime anche una forte individualità degli oggetti architettonici, e ciò è quello che caratterizza gli aspetti qualitativi della composizione, secondo le dichiarate esigenze di riconoscibilità delle diverse parti: parti che si possano riconoscere, prima ancora di conoscerle. Le diverse unità funzionali previste dal programma edilizio, pertanto, fuori da una logica puramente funzionalistica, pur rispondendo pienamente ai requisiti specifici richiesti, diventano i fatti architettonici della composizione, essenziali oggetti di architettura, che sono singolarmente descritti al punto successivo.
Ogni volta che è possibile, infine, si cerca di garantire una relativa indifferenza degli usi specifici rispetto alla configurazione spaziale: giacché gli usi sono destinati a cambiare o almeno ad adeguarsi sempre più in fretta, mentre la forma dell’architettura permane. Il suo effettivo utilizzo, di volta in volta, ne consente la comprensione a partire dalle regole d’impianto. In ogni caso, le unità funzionali restano accessibili in modo autonomo e controllato, e realizzano le necessarie condizioni di prossimità o di complementarità. Sono sempre conseguite le prestazioni di sicurezza, fruibilità e benessere de-gli spazi abitabili.
Della presente relazione illustrativa fanno parte gli schemi distributivi dei vari edifici, che consentono una lettura dettagliata della dislocazione di tutte le singole funzioni ed attività; mentre le tabelle riepilogative della superficie utile espongono la verifica del relativo dimensionamento.

3.2 SOLUZIONI ADOTTATE

3.2.1 EDIFICIO D'INGRESSO CON PROPILEI

L’edificio d’ingresso, affacciato al piazzale esterno, è un edificio in linea di sette piani utili, oltre all’interrato ed al piano tecnico di copertura; sul fronte esterno sono innestati due avancorpi ortogonali più bassi, a guisa di propilei, che individuano lo spazio centrale dell’ingresso, ed invitano ad entrare. Gli avancorpi presentano quattro piani utili, e fino a tale altezza l’edificio principale resta svuotato nel suo volume interno, cosicché si forma, nella zona corrispondente allo spazio dell’ingresso, un atrio passante vetrato di ordine gigante, che spalanca una grande finestra sul Navile. Attraverso lo specchio di questa finestra, in primo piano, al centro della piazza interna, si vede la torre dell’astronomia, che ordina il reticolo dei percorsi d’impianto di tutto l’insediamento. In questa visione d’insieme dall’ingresso, ci sono già tutti i temi della composizione. Sopra l’atrio d’ingresso, ma dentro al suo grande volume, sono collocate le presidenze; ai lati, corrispondenti agli snodi con gli avancorpi, si trovano i principali collegamenti verticali; le parti laterali, come pure i livelli superiori al quarto, sono organizzati come un semplice edificio in linea a corpo triplo (cioè con corridoio centrale), ed ospitano il centro C.N.R. (in prossimità della grande struttura della ricerca) e parte delle unità funzionali dipartimentali, costituite da uffici, laboratori di ricerca e relativi servizi. Per queste parti dedicate alle unità dipartimentali o ad attività assimilabili, i criteri distributivi ed organizzativi sono gli stessi che verranno di seguito esposti per gli altri edifici in linea dei dipartimenti. Detti edifici sono indipendenti ma collegati alle due estremità dell’edificio d’ingresso con gallerie aeree posizionate in corrispondenza del terzo e del sesto livello: cosicché non è mai necessario più di un interpiano per raggiungere il passaggio di intercomunicazione.

3.2.2 CORPO IN LINEA DEI DIPARTIMENTI (EDIFICIO LUNGO)
Per le unità funzionali dei dipartimenti, il tipo edilizio prescelto è quello in linea multipiano a corpo triplo con molteplici collegamenti verticali, perché è quello che in effetti consente (con uno sviluppo dei percorsi abbastanza contenuto) la massima flessibilità organizzativa: sia nel senso della dislocazione e della dimensione delle diverse unità dipartimentali indipendenti, che possono estendersi tanto in orizzontale quanto in verti-cale; sia nel senso dell’utilizzazione dei singoli spazi funzionali nelle due fasce servite dal percorso centrale, sostanzialmente equivalenti. Inoltre questo schema distributivo consente di avere tutti gli spazi utili affacciati sui fronti esterni, in condizioni aeroilluminanti ottimali, e quindi destinabili a qualsiasi attività. Il complesso dei tre edifici in linea collegati ospita (oltre al C.N.R.) tutti i cinque previsti dipartimenti di chimica. L’edificio in linea posto sul lato nord è quello più lungo e presenta tre corpi di collegamento verticale (con monta persone e montacarichi dedicati), per sette livelli utili di piano oltre all’interrato (parcheggi, depositi e locali tecnici) ed al piano tecnico di copertura (macchine ed apparecchiature tecnologiche). Il corridoio centrale, lungo il quale sono collocati i cavedi tecnologici, disimpegna spazi seriali del tutto intercambiabili nelle partizioni e negli usi (studi, laboratori o altro). Le bucature realizzano una serie ritmica, alternando su tutto il fronte il modulo di due finestre ad una griglia tecnica di ispezione ai cavedi impiantistici, e contribuiscono così alla sostanziale flessibilità d’uso degli interni. Il carattere seriale dell’edificio risulta però chiuso da una risoluzione differenziata dei fianchi e dei relativi risvolti, ai quali è riservato un trattamento architettonico più importante, che riprende elementi linguistici del fronte d’ingresso (del quale tali fianchi vengono nell’insieme a far parte). Un’eventuale espandibilità potrebbe avvenire, seguendo la logica dei distacchi e dei collegamenti in quota, nel senso di un incremento longitudinale dell’aggregazione; ma sarebbe possibile anche una sopraelevazione oltre il piano tecnico, spostando in alto solo i gruppi frigoriferi.
3.2.3 CORPO IN LINEA DEI DIPARTIMENTI (EDIFICIO CORTO)
Del tutto analogo al precedente, per tipologia ed altezza, è l’edificio in linea dei dipartimenti che occupa il lato sud della piazza, che però presenta un minore sviluppo lineare in quanto la sua lunghezza è limitata dalla presenza dell’ex-fornace. In questo caso si hanno soltanto due corpi di collegamento verticale. Anche la risoluzione superficiale dei fronti è del tutto simile a quella degli altri edifici. I valori estetici che si ottengono sono quelli che derivano dai materiali utilizzati e dalle modalità del loro impiego: rivestimento lapideo (pietra serena) e in cotto, a tessitura bugnata e listata, per le parti basamentali e speciali; intonaco semi-liscio pigmentato e tinteggiato (avorio) per le eleva-zioni e la fascia di cornicione, con finiture in rame; alluminio verniciato (verde) per i serramenti e le chiusure inclinate, e lamiera di rame per le chiusure speciali. Indicazioni di dettaglio come quelle relative ai materiali, nel progetto preliminare hanno – logica-mente – un carattere ancora propositivo; in ogni caso la scelta è quella di materiali durevoli e ben sperimentati, dotati di finitura superficiale intrinseca, che riducono l’onere e la frequenza dei cicli di manutenzione.
3.2.4 TORRE DELL'ASTRONOMIA
Il perno di tutta la composizione è la torre più alta, interamente dedicata al dipartimento di astronomia, all’osservatorio astronomico ed alla relativa biblioteca. La torre dell’astronomia è un elemento autonomo e distinto, collocato al centro della piazza, che assume – fra terra e cielo – un evidente significato simbolico. La torre, a sezione quadrata, si sviluppa in altezza per tredici piani utili, oltre i quali si conclude con una grande struttura ogivale, con rivestimento in rame e apertura zenitale, che racchiude un volume del tutto singolare. Lo sviluppo complessivo della torre è compatibile con le altezze-limite fissate dalle norme aeronautiche per la sicurezza del volo. Ai primi tre livelli della torre, la sezione di appoggio a terra, nelle due direzioni, è scavata nella parte centrale, formando così un grande volume interno fortemente polarizzante (analogico rispetto all’atrio d’ingresso), al quale si accede da quattro androni incrociati nelle due direzioni degli assi principali della composizione. Dal quarto livello in poi, il volume della torre è compatto, ed ai vari piani sono distribuiti studi, uffici, laboratori didattici e di ricerca, sale di lettura, secondo le necessità. Le parti più specialistiche dell’osservatorio astronomico si trovano logicamente nella parte culminante, dove un volume sferico, allegoria del planisfero, contiene la biblioteca, mentre il suo intorno è percorribile sul lastrico solare come avviene, per esempio, nella specola di palazzo Poggi.
3.2.5 PADIGLIONE DELLA BIBLIOTECA
La biblioteca per la chimica è collocata in un edificio a sé stante, facilmente individua-bile ed accessibile anche dall’esterno (con ingresso controllato), poiché essa stessa ha il valore di un tema collettivo importante; in questo modo si ottiene anche una completa autonomia funzionale del servizio. La forma dell’edificio presenta analogie con il tipo edilizio basilicale, essendo costituita da una navata centrale parzialmente a tutta altezza, sulla quale si affacciano i quattro piani utili, di cui i primi tre impegnano (con diversa estensione) le due simmetriche navate laterali; nell’interrato sono collocati i depositi. Risulta pertanto una tipica conformazione a fianchi e fronti contrapposti. L’asse principale dell’edificio, in direzione N-S, corrisponde al percorso centrato sulla piazza e sulla torre dell’astronomia; cosicché i fianchi – vetrati e digradanti – sono esposti rispettiva-mente ad est (verso la strada) ed a ovest. Lungo i fianchi sono disposte le sale di lettura di diversa dimensione, con organizzazione a scaffale aperto, ed il corpo centrale ospita perlopiù i servizi generali ed i collegamenti verticali. Il volume interno comune si conclude con un grande lucernaio, mentre il resto della copertura centrale funge da piano tecnico. Le navate laterali sono invece risolte con coperture inclinate, a due livelli.
3.2.6 BLOCCO DEI LAVORATORI DIDATTICI
La scelta di concentrare in un unico edificio decisamente specialistico i laboratori di-dattici di chimica, ha ragioni distributive e funzionali. L’edificio, a quattro piani utili più un piano tecnico conclusivo (oltre all’interrato), ha un volume simmetrico, costituito da due grandi corpi a pianta quadrata collegati da un corpo in linea: quest’ultimo contiene i collegamenti, i servizi, gli studi e gli spazi complementari, mentre i primi contengono le grandi piastre dei laboratori veri e propri, concepiti a pianta libera, e senza vincoli strutturali (esternamente sono disposte le scale di emergenza, fra le quali si trovano i piani tecnici per le apparecchiature di trattamento-aria). Tali piastre sono in grado di contenere puntualmente tutte le unità funzionali richieste dal programma edilizio. Nell’aggregazione verticale, ciascun laboratorio di indirizzo ha accesso e gestione indipendente dagli altri; la pianta libera consente di volta in volta una distribuzione conforme alle specifiche esigenze. I relativi volumi sono sormontati da grandi involucri troncoconici che radunano le apparecchiature di captazione ed espulsione; altre apparecchiature tecnologiche sono alloggiate nel piano tecnico del corpo di collegamento. Pur all’interno di una sostanziale unitarietà di linguaggio, questo edificio si caratterizza fra gli altri per una risoluzione estetica maggiormente espressiva dei suoi contenuti tecnologici, e presenta in facciata rivestimenti in pannelli metallici. Anche questo edificio è concepito come eventualmente sopraelevabile.
3.2.7 RICOSTRUZIONE TIPOLOGICA
E’ prevista la ricostruzione tipologica (ripristino) del fabbricato di servizio preesistente sul fronte Navile, benché non sia di fatto adeguatamente documentato il tipo originario, secondo il criterio d’intervento richiesto. Mentre il fronte strada è risolto in termini del tutto filologici, quello interno propone un ingresso innovativo, che peraltro non è de-terminante ai fini della soluzione progettuale. Trattandosi di fabbricato di servizio iso-lato, tipologicamente compatibile, con agevole possibilità d’accesso dei mezzi pesanti, il progetto prevede la sua utilizzazione ad uso officine e laboratori comuni.
3.2.8 EX-FORNACE RISTRUTTURATA
Il recupero di quel che resta dell’edificio storico dell’ex-fornace non può prescindere dalle necessità dell’attualizzazione degli usi, che in questo caso sono quelli ritenuti me-no impegnativi sotto il profilo tecnico-funzionale, ossia quelli degli spazi a disposizione degli studenti. Il progetto prevede una soluzione con sale di studio, di lettura e di soggiorno al primo piano, oltre alla caffetteria, mentre al piano terra le gallerie del forno offrono suggestivi spazi a disposizione per attività autogestite. I lati lunghi offrono un percorso pedonale coperto che è molto importante ai fini della composizione generale: la ex-fornace partecipa infatti al perimetro della piazza principale parzialmente porticata.
3.2.9 MANICA DI COLLEGAMENTO
Al primo piano della ex-fornace si innesta la manica di collegamento, che conduce verso i laboratori con un percorso al piano terra; la stessa manica in tutta la sua lunghezza contiene il deposito di biciclette e motocicli, con il relativo corsello di servizio. Si forma così un elemento murario che delimita a ovest la piazza della biblioteca, e che tuttavia, con androni passanti, consente precisi scorci visivi sul Navile.
3.2.10 AGGREGAZIONE IN SERIE DI AULE (CON GALLERIA)
Il complesso delle aule ha un carattere decisamente polivalente, flessibile ed espandibile. Esso è basato su una grande galleria comune che connette sui due lati una serie di blocchi indipendenti. La galleria (aperta ad un eventuale prolungamento verso nord) si innesta sulla fornace Gallotti, in corrispondenza dell’intersezione con il percorso assiale che proviene dalla piazza principale, superato il nuovo ponte pedonale. Questa coincide con un volume della fornace stessa che attualmente è occupato dal laboratorio di restauro annesso al museo industriale; la proposta è di trasferire tale funzione in un laboratorio di nuova costruzione, per meglio risolvere lo snodo di collegamento. L’aggregazione si sviluppa in parte al solo piano terra, in parte su due piani utili messi in relazione dal doppio volume della galleria, ed in parte ancora su tre piani utili, oltre al piano tecnico conclusivo che ospita impianti ed apparecchiature di servizio. I piani in elevazione sono serviti da scale indipendenti. L’aggregazione comprende 6 aule piccole, 13 aule medie, 4 aule grandi, e 2 aule molto grandi; ma la modularità dell’impianto consente facilmente anche suddivisioni diverse, che potrebbero essere richieste in relazione alla ristrutturazione dei corsi di laurea. La parte più bassa della costruzione è quella a diretto contatto con la fornace Gallotti; quella a due piani è facilmente sopraelevabile; quella a tre piani ricostituisce un fronte sulla strada di bordo occidentale, cioè sul lato opposto a quello del Navile. L’immagine del complesso (essendo anche un po’ a ridosso dell’abitato) risulta intenzionalmente poco appariscente e di sapore un po’ industriale, in modo da non prevalere su quella tutelata della ex-fornace.
3.2.11 PARCHEGGIO A DUE PIANI E LOCALI INTERRATI
A fianco dell’aggregazione delle aule, sul bordo occidentale, è collocato il parcheggio di servizio, in una semplice struttura compatta a due piani. Gli interrati (parziali) dei vari edifici sono tutti destinati a parcheggi pertinenziali, depositi, archivi morti e locali tecnici. Tali parcheggi, attraverso i collegamenti verticali protetti e filtrati, sono sistematicamente collegati con i piani alti in cui opera la relativa utenza. In nessun caso è prevista negli interrati la permanenza di persone, né il deposito di sostanze pericolose.
3.2.12 SPAZI ESTERNI PAVIMENTATI E SISTEMATI A VERDE
Le pavimentazioni pedonali degli spazi esterni sono trattate architettonicamente con un carattere unificante, e differenziate da quelle degli spazi di transito veicolare e dei parcheggi. In generale, è prevista l’utilizzazione di conglomerato cementizio, con modalità di posa in opera e disegno della tessitura a casellario che dipendono dalla conformazione e dalla gerarchia degli spazi pedonali, e dalla necessità di segnarne l’orientamento e la scansione. Gran parte degli spazi di sosta e soggiorno pedonali, compresi quelli della piazza principale, sono sistemati a prato coltivato. Le alberature di arredo degli spazi pedonali pavimentati, come quelle a protezione dei parcheggi, sono inserite in asole adeguatamente dimensionate e rifinite. Le aree verdi della fascia litoranea prevedono perlopiù un trattamento a carattere naturale, con vegetazione tipica, in continuità paesaggistica con l’ambiente del canale Navile.

4. I SISTEMI STRUTTURALI

4.1 I CRITERI DI PROGETTO
Secondo un principio generale della composizione, le forme dei manufatti edilizi derivano da un’associazione logica di materiali e strutture, finalizzata agli usi che sono impliciti negli impianti distributivi dei tipi edilizi: nel progetto, in una certa misura, le scelte strutturali discendono quindi dalle stesse scelte tipologiche. Di qui, prima di tutto, il carattere regolare ed intellegibile degli impianti strutturali. Il criterio della manutenzione, fondamentale anche per quello che riguarda il sistema strutturale, convalida la scelta di strutture semplici ed economiche realizzate in opera, anche se ovviamente, per ragioni pratiche, a queste si associa ove necessario l’impiego di componenti prefabbricati.
Le strutture, per il loro carattere sistematico e modulare, concorrono alla massima flessibilità degli spazi interni. In completa coerenza con l’impostazione architettonica, gli edifici di progetto, pur presentando un carattere specialistico determinato, nella loro concreta fruizione restano aperti ad una pluralità di interpretazioni funzionali da parte dell’utente anche per quanto concerne il rapporto con i sistemi strutturali, che realizzano il criterio del minimo condizionamento possibile. Questo requisito comprende anche la capacità dell’impianto strutturale di accogliere le problematiche di installazione degli impianti e dei loro adattamenti.
Il progetto ha assunto come obiettivo essenziale ed irrinunciabile quello della completa integrazione fra impiantistica e strutture edilizie. Sono infatti evidenti ed importanti tutte le reciproche implicazioni. Già in fase preliminare, pertanto, sono state condotte tutte le necessarie verifiche di compatibilità tra l’organizzazione formale e funzionale degli spazi architettonici, i relativi vincoli strutturali, e l’inserimento integrato dei diversi sotto-sistemi impiantistici. L’esperienza dimostra che tale inserimento non può avvenire a posteriori, ma deve essere ben presente già nella fase delle scelte architettonico-edilizie: altezze utili, impalcati, luci libere, cavedi, canalizzazioni, vani tecnici, bucature ed asole, sovraccarichi, compartimentazioni, espulsioni, e così via. Da questo punto di vista le soluzioni di progetto, per quanto attiene al livello preliminare, risultano già completamente verificate. Le scelte architettoniche, pertanto, incorporano nella risoluzione formale degli edifici tutte le necessità dimensionali e funzionali dei diversi sottosistemi impiantistici e dei relativi locali tecnici.
In generale, per le strutture principali la scelta è quella di telai a nodi rigidi in conglomerato cementizio armato, da realizzare con getti in opera. I gruppi scale e ascensori sono realizzati con setti in opera e contribuiscono al controventamento delle strutture. E’ così possibile ottenere la massima rigidezza delle strutture e limitare le deformazioni dovute ai carichi di esercizio, ai sovraccarichi ed alle azioni sismiche (per le quali le strutture sono progettate). I solai sono del tipo predalles con getto integrativo di calce-struzzo in opera: l’alleggerimento è realizzato con blocchi di laterizio interposti. I telai sono verificati anche per alcune condizioni limite, quali l’assenza improvvisa di alcune membrature per cause di scoppio, come richiesto dai diversi enti per la sicurezza in ambito internazionale.
Tutte le strutture realizzano il grado di protezione al fuoco (REI 90/120/180), come ri-chiesto dalla normativa antiincendio, per i vari elementi strutturali delle costruzioni, at-traverso adeguati spessori di copriferro per i pilastri e per le travi; mentre nel caso dei solai lo spessore delle predalles viene dimensionato ai soli fini di protezione dal fuoco, senza tenerne conto nell’altezza utile della struttura. Le fondazioni sono previste su pali trivellati e gettati in opera, adottando per quanto possibile la tecnica Trelicon che prevede l’estrazione del terreno con un utensile elicoidale: il getto del calcestruzzo è con-temporaneo all’estrazione del terreno e pertanto non è necessario l’impiego di bentonite o polimeri per sostenere le pareti dello scavo, con evidenti benefici di tipo ecologico, non essendo necessario nessun tipo di smaltimento.
Il carattere “tradizionale” e compatto delle costruzioni, che utilizzano pacchetti orizzontali e verticali di massa elevata e materiali di buone caratteristiche fonoassorbenti, assicurano involucri edilizi con un elevato grado di protezione contro il rumore. Lo stesso dicasi per il contenimento delle dispersioni energetiche. Per quello che riguarda le specifiche soluzioni adottate, esigenze di brevità della presente relazione illustrativa impongono di accennare qui di seguito soltanto ad alcuni aspetti indicativi, ritenuti particolarmente significativi per il tema del progetto.
4.2 SOLUZIONI ADOTTATE
Per il corpo in linea dei dipartimenti (edificio lungo), costituito dall’interrato, sette piani fuori terra, ed un piano tecnico completamente coperto, le fondazioni e le strutture verticali di progetto sono idonee a sopportare l’eventuale sopraelevazione di un piano. I telai a nodi rigidi sono orditi in senso longitudinale con travi laterali di sezione 20×150 cm., mentre le travi del telaio centrale hanno una sezione di 160×50 cm.. Gli elaborati grafici mettono in evidenza le ampie aperture predisposte per i cavedi impiantistici. In senso trasversale la rigidezza è garantita dai setti dei vani scale e ascensori. Il solaio predalles di spessore 50 cm., alleggerito con blocchi di laterizio, consente l’apertura dei cavedi disposti ritmicamente lungo il corridoio centrale rispettando gli interassi delle nervature, che sono di 0,60 m.. E’ previsto un giunto sismico che suddivide il fabbricato in due corpi della lunghezza di circa 50 m. Per consentire un’agevole distribuzione del sistema impiantistico, l’interpiano di progetto è di 4,50 m.. L’edificio in linea più corto è del tutto analogo al precedente, ma per la minor lunghezza non necessita di giunto di dilatazione.
La torre dell’astronomia ed il padiglione della biblioteca sono due edifici che presenta-no due assi di simmetria ortogonali ed una notevole compattezza volumetrica: caratteristiche queste che permettono alla struttura un ottimo comportamento dal punto di vista sismico. La struttura principale è rappresentata da telai in conglomerato cementizio armato e nuclei di irrigidimento formati dai vani scale e ascensori. La parte culminante della torre dell’astronomia presenta una copertura a cupola sostenuta da una struttura leggera in acciaio.
Per quello che riguarda l’edificio destinato a laboratori didattici, è stata studiata una soluzione strutturale di tipo particolare, allo scopo di realizzare per ciascuna unità funzionale dei laboratori stessi una pianta totalmente libera di oltre 300 mq., ottenendo in tal modo la massima flessibilità distributiva delle sistemazioni interne e degli arredi. L’edificio è composto da un piano interrato e quattro piani fuori terra, con due grandi volumi tecnici sulla copertura. L’interpiano di questa struttura è di 5,00 m.. Due giunti di dilatazione separano l’edificio in tre corpi: quelli laterali ospitano i laboratori veri e propri, mentre nella zona centrale sono presenti i vani scale e ascensori. Nella zona laboratori i pilastri sono disposti lungo il perimetro e sostengono 6+6 travi incrociate nelle due direzioni ortogonali aventi altezza di 90 cm.. Si realizza così un fitto reticolo di travi, che consente di ridurre lo spessore del solaio a soli 20 cm.. Lungo il perimetro sono disposte alternativamente le finestre ed i cavedi impiantistici, ed alla parete esterna è ancorata la struttura secondaria leggera di supporto dei pannelli (metallici) di rivestimento della facciata. Alla sua sommità il piano tecnico, dove vengono alloggiati tutti gli apparati di estrazione delle cappe chimiche, è interamente coperto da una struttura metallica che sostiene i ripiani dei servizi e l’apparato di espulsione dell’aria dai labora-tori. La struttura ha una grande rigidità; sono comunque previsti controventamenti per ridurre le deformazioni, anche in vista di future eventuali sopraelevazioni, la cui possibilità è già implicita nel calcolo del dimensionamento strutturale.
Per quello che riguarda il fabbricato in mattoni dell’ex-fornace ristrutturata con vincolo tipologico, il progetto prevede di operare con i criteri prescritti per gli interventi sui fabbricati di interesse storico, mediante il consolidamento delle fondazioni con micro-pali – se ne risulterà dimostrata la necessità – ed il ripristino della muratura con tecniche di cuci-scuci, microchiodature, ecc..
Il nuovo ponte pedonale a quattro vie, di attraversamento dei canali Navile e Battiferro, è realizzato con una leggerissima struttura metallica lanciata tra le due rive: al centro, in corrispondenza dell’argine separatore che divide i due corsi d’acqua, una struttura ortogonale funge da supporto intermedio, e realizza le brevi rampe di discesa verso la stri-scia verde centrale.

5. I SISTEMI IMPIANTISTICI

I criteri di progetto relativi ai sistemi impiantistici sono strettamente interdipendenti con quelli che hanno guidato ogni altro momento della progettazione preliminare. Dati il tema e la destinazione funzionale degli edifici di progetto, le soluzioni adottate per i sistemi impiantistici rivestono un ruolo di assoluta importanza. In questa sede non si tratta tanto di definire gli innumerevoli aspetti di dettaglio che compongono i progetti dei vari sistemi tecnologici, che necessariamente possono essere affrontati soltanto in una fase di progettazione successiva, quanto piuttosto di impostare i concetti fonda-mentali delle diverse scelte tecnologiche-impiantistiche in termini di piena coerenza con tutte le altre caratteristiche dei manufatti edilizi di progetto. In generale la progettazione risponde, sotto ogni aspetto, alle esigenze ed alle prestazioni richieste dal programma edilizio, nel pieno rispetto – com’è ovvio – delle specifiche normative di settore europee e nazionali.
Il più evidente risultato perseguito con il criterio adottato è che, praticamente, nessun impianto tecnologico rimane in vista all’esterno, se non in termini di completa integra-zione con il disegno dell’architettura (come ad esempio nei dispositivi di espulsione dai blocchi dei laboratori di ricerca). La mancata esibizione delle dotazioni impiantistiche – è ovvio – non significa affatto che l’edificio non sia dotato di tutti i più aggiornati e raffinati allestimenti tecnologici (è vero il contrario); ma semplicemente che il manufatto edilizio, come terminale visibile di una complessa rete tecnologica, che pure si materia-lizza in un edificio intelligente, non affida a questa mutevole e deperibile componente la sua immagine riconoscibile, che richiede piuttosto un requisito di stabilità.
Anche dal punto di vista impiantistico, la scelta è stata quella della massima flessibilità, adattabilità degli impianti e loro facile integrabilità: negli edifici dipartimentali, ad esempio, i cavedi per canalizzazioni sono indifferentemente predisposti anche in corrispondenza dei locali destinati agli studi. L’organizzazione delle canalizzazioni tiene conto delle esigenze di compatibilità chimico-fisica tra i flussi in entrata e in uscita, come pure delle necessità inerenti gli smaltimenti separati. Un ulteriore principio adottato, di fondamentale importanza, è quello della manutenzione. Al pari di quanto si è affermato per le componenti edilizie, o forse anche a più forte ragione per le componenti impiantistiche, vale il principio che il manufatto nasce già vecchio se non incorpora il criterio della manutenibilità. Anche in questo senso debbono essere valutate le scelte di qualità comprese nel progetto. L’insediamento edilizio di progetto è certamente – per la sua stessa natura e destinazione – un complesso ad altissimo contenuto tecnologico: ma proprio per questo occorre la massima attenzione affinché troppo in fretta e prematuramente esso non diventi nient’altro che un dinosauro tecnologico.
Per quello che riguarda le specifiche soluzioni adottate, infine, esigenze di brevità della presente relazione illustrativa impongono di accennare qui di seguito soltanto ad alcuni aspetti esemplificativi, ritenuti particolarmente significativi per il tema del progetto. In tutti i casi sono sempre raggiunte le prestazioni richieste in materia di fruibilità e benessere, e sono sempre rigorosamente rispettate le esigenze prescritte in materia di igiene e sicurezza del lavoro.

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