STUDIO LENZI & ASSOCIATI

Project: Rehab of Santa Maria di Galeazza church
Ristrutturazione e restauro della chiesa di Santa Maria di Galeazza

Location: Via Provanone, 8510/B – Crevalcore
Client: Parrocchia di Santa Maria di Galeazza Pepoli

Role: Architecture, Engineering, Work Management
Date: Design 2012-2014- Building 2015-2017
Construction Cost: 710.000,00 €
Progetto strutturale di riparazione locale della Chiesa e miglioramento sismico della torre campanaria, con restauro delle superfici pittoriche.
Dalla relazione di progetto di restauro:
La costruzione del campanile si colloca nel terzo quarto del XIX secolo per quanto questo riprenda, in particolare nelle partiture architettoniche della cella campanaria, modelli ascrivibili alla fine del XVIII secolo. La costruzione del campanile in posizione distaccata dalla chiesa segue la demolizione della precedente torre campanaria che si innalzava nei pressi della odierna sacrestia e che, attorno alla metà del XIX secolo, minacciava rovina.
A differenza della chiesa, le cui superfici esterne si presentano interamente rimaneggiate con l’applicazione di intonaci cementizi, il campanile presenta, pur se notevolmente degradati e lacunosi, la localizzata presenza degli originali intonaci di rivestimento.
Nel dettaglio, l’intervento riguarda i paramenti murari in cotto, gli elementi architettonici e decorativi in arenaria (terminali delle partiture architettoniche della cella campanaria) ed il quadrante dell’orologio della torre.
La relazione è stata redatta a seguito di una campagna preliminare di analisi conoscitive e diagnostiche finalizzata a definire le principali criticità che interessano la facciata e, più in generale, lo stato di conservazione delle diverse tipologie di materiali che la costituiscono.

Materiali e stato di conservazione delle facciate

L’analisi delle facciate è stata condotta mediante l’analisi autoptica ravvicinata delle superfici e attraverso la loro battitura manuale.
La struttura del campanile è costituita da una muratura in laterizio particolarmente curata con elementi regolari e letti di posa costanti. Le stesse modanature, alla base e in corrispondenza della cella campanaria sono realizzate con elementi in cotto modellati; in corrispondenza delle partiture architettoniche della parte sommitale del campanile, si segnala anche l’impiego di grossi conci in pietra arenaria impiegati per realizzare le estremità del timpano e della trabeazione.

Lacerti di intonachino nei pressi di una lesione durante una fase di inserimento dei rinforzi all’interno dei giunti e resti di finitura su alcuni sottosquadri della cornice sommitale.

Il degrado delle porzioni in arenaria; evidente lo stato di degrado particolarmente marcato assieme alle cromie originali delle superfici: giallo per le cornici e rosso per le superfici murarie.

Interventi proposti

Sulla base dell’analisi dello stato di conservazione dei diversi materiali che costituiscono la facciata, si ritiene opportuno procedere ad un intervento di restauro strutturato secondo le modalità descritte di seguito.

Elementi in arenaria

L’analisi autoptica delle superfici ha rilevato in generale una situazione di degrado molto avanzato degli elementi in arenaria. In questa fase si prevede di rimuovere e/o di abbassare in maniera localizzata le ricostruzioni cementizie che risultino in precaria adesione o fortemente dannose per il materiale lapideo sottostante.
Si procederà pertanto ad un primo momento di pre-consolidamento superficiale e profondo propedeutico alla fase di pulitura, da eseguirsi mediante fissaggi localizzati con silicato di etile e iniezioni di malte fluide.
Dopo una prima rimozione del deposito superficiale, le patine di alterazione, presenti nei sottosquadri e nelle porzioni non interessate da dilavamento, saranno pulite mediante soluzioni acquose addizionate a tensioattivi non ionici in bassa percentuale. La rimozione dei depositi di alterazione e dei prodotti di pulitura sarà agevolata dall’utilizzo di generatore di vapore a supporto degli strumenti meccanici.
Aspetto fondamentale di questo intervento sarà il consolidamento delle superfici, da eseguirsi con modalità differenti a seconda dell’entità del degrado.
Tutte le superfici lapidee saranno consolidate mediante ripetute applicazioni di silicato di etile a pennello per quanto riguarda il fissaggio superficiale e per iniezione al fine di ricreare la coesione interna degli strati di sfaldamento attualmente interessati da disgregazione e polverizzazione.
I distacchi profondi saranno consolidati con iniezioni di malte fluide premiscelate a base di calce idraulica e inerti micronizzati per ricreare l’adesione degli elementi lapidei.
Successivamente si procederà con la stuccatura delle esfoliazioni, microfessurazioni e scagliature mediante malte di calce idraulica ed inerti selezionati per composizione e granulometria. Medesimo trattamento sarà riservato ai bordi delle mancanze al fine di sigillare le superfici ed impedire o rallentare l’accesso dell’acqua piovana e dell’umidità all’interno della pietra.

Paramento murario e lacerti di intonaco

Per quanto riguarda il paramento murario in cotto e la sua finitura a intonaco fortemente lacunosa, si procederà con una blanda pulitura dei depositi superficiali e del deposito parzialmente coerente mediante lavaggi localizzati con l’ausilio di spugne e spazzolini morbidi e, se necessario, generatore di vapore nelle zone di maggiore deposito.
In corrispondenza delle efflorescenze si procederà con l’estrazione dei sali solubili mediante compresse di sepiolite ed acqua distillata.
Quindi le superfici saranno consolidate con ripetute applicazioni di silicato di etile dato a pennello al fine di ricreare la coesione e l’adesione sia dell’intonachino frammentario che, dove possibile, del laterizio sottostante.
I giunti di malta erosi, le lacune, le fessurazioni e le mancanze saranno sigillate con stuccature realizzate con malta simile per composizione e granulometria appositamente studiata e formulata in situ. Questo eviterà che il perdurare delle infiltrazioni meteoriche peggiori lo stato di conservazione delle superfici attraverso i fenomeni di dilavamento e crioclastismo.
Come nel caso delle superfici lapidee si procederà infine al trattamento di protezione finale con applicazione di organosilossani oligomeri non filmogeni e tecnicamente idonei.

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